Quella pace gradita
Objektart
Musik
Verwalter
Inventarnummer/Signatur
Hs 864_(2)
Herstellungsort
Datierung
1697 - 1700
Beschreibstoff
Papier
Technik
Handschrift
Bearbeiter
Chiara Pelliccia
Kommentar

La datazione della cantata Quella pace gradita è incerta, tra gli ultimi anni del Seicento e il 1701: ciò non permette di ricondurla con esattezza al contesto festivo napoletano del 1697-98 ma certamente si può considerare l’influenza degli eventi sul clima culturale dell’epoca.

Diversamente da cantate celebrative, la tematica è amoroso-pastorale, di matrice arcadica. Il mondo pastorale è rappresentato come rifugio contro gli affanni della vita e dell’amore.

Si apre con un’ampia introduzione strumentale seguita da una forma R A R A R A. Vorrei soffermarmi in particolare sul primo recitativo della cantata:

Quella pace gradita

Ch’or non alberga più dentro al mio seno

Sa che la propria vita odio e aborro.

Amor, tu sai se peno

E se penai la serie di tant’anni

Ma ne raccolsi sol messe d’affanni.

Or quella pover’alma

Che stanca è di soffrir cerca la calma.

La pace è gradita, mentre all’opposto l’amore è visto come causa di sofferenza, si notino in particolare le espressioni “Amor, tu sai se peno | E se penai la serie di tant’anni | Ma ne raccolsi sol messe d’affanni”. È possibile instaurare un parallelismo tra amore/guerra. Nei recitativi la mancanza di un centro tonale stabile e la frequenza delle modulazioni sono una caratteristica frequente, non solo nelle cantate.Tuttavia in questo primo recitativo le modulazioni continue e i cromatismi sono enfatizzati, ottenendo un maggior valore espressivo: accentuano l’aspetto drammatico in quelle parole che rimandano alle pene amorose, agli affanni, all’elemento conflittuale e che precedono e preparano, per contrasto, l’arrivo di espressioni che rimandano a pace, quiete, calma, riposo. L’analisi armonica comparativa per gli altri due recitativi della cantata – con incipit  «Oh voi, selve beate» e «Lungi, lungi da me tiranno Amore», sembra confermare questa idea: i due recitativi successivi infatti contengono soltanto una modulazione ciascuno e, specie nel secondo recitativo «Oh voi, selve beate» la modulazione va dalla tonalità d’impianto alla sua relativa minore, quindi una modulazione vicina. In questa cantata la pace, nel livello testuale, non riceve una descrizione verbale attraverso personificazioni o altre immagini simboliche, ma attraverso la musica. Tutto ciò che nel testo rimanda alla pace è reso musicalmente non per la presenza o l’apparizione di figure retorico-musicali particolari e riconoscibili come specifiche: è come se fosse delineato per sottrazione, cioè attraverso la risoluzione di figurazioni sonore associate al conflitto (cioè cromatismi, ambiguità tonali, dissonanze) con il raggiungimento di un centro tonale soltanto nell’avvio dell’aria Crudel tiranno amore.